Piazza e Salita del Grillo (R. I – Monti) (da Largo Magnanapoli a Piazza del Grillo)
La piazza e la salita prendono il nome dall’abitazione dei marchesi del Grillo [1], vigilata dall’alta torre, prossima a quello che era stato il “Militiae Palatium” [2].
Costruita dall’architetto Marchionne d’Arezzo a difesa della casa di Giovanni Gianquintello, chiamato Carbone, passò ai del Grillo [3], uno dei quali fu l’arcinoto perseguitatore degli ebrei ai quali, invece delle frutta, permessagli dal Pontefice, scagliava ´´pine´´ (pigne), dall’alto della sua torre.
Il coronamento della torre ha stucchi barocchi e una iscrizione nel fregio in parte abrasata e soprapposta ad altre iscrizioni.
Dall'altra parte della Torre, sotto il monastero dei S.S. Domenico e Sisto, nella discesa del clivo (ora Salita del Grillo), a sinistra (scendendo da Largo Magnanapoli), la chiesa di S. Salvatore delle Milizie.
Nel XVII secolo, era già profanata e convertita in casa, ma il campanile era ancora visibile ed un'immagine del Salvatore era stata posta sulla facciata della casa, che sulla porta d'ingresso portava e porta ancora scritto il nome di Achille Veniero.
La chiesa, chiamata "Miliciarum” dal Camerario (1193-1216) e "de Militiis” dall'Anonimo di Torino (XIV sec.), doveva stare precisamente al n.17 dell'attuale Salita.
Nelle cantine d’una casa annessa, sono stati rinvenuti, nel XIX secolo, avanzi di un'opera giudicata romana e, sopra, tracce di un'antica chiesa, con pitture accompagnate da epigrafi votive, che sembravano del secolo X, ovvero dell'XI. Annesso alla chiesa era un orticello, dove nel secolo XV si rinvenne un'iscrizione dedicata alla "Fortuna santa".
Subito a monte della Torre del Grillo (Piazza del Grillo) passava la "via Biberatica" (un tratto è ancora oggi accessibile dal Museo Mercati e Foro di Traiano in via IV Novembre 94).
La zona del Foro Suario (mercato di carne suina), fece parte della contrada Biberatica, che nel medio evo si estendeva dalla falda del Quirinale, cui era addossata la basilica di SS. Apostoli, fino alla via di Magnanapoli e alla Salita del Grillo.
Biberatica da “bibere” per le numerose vene d'acqua esistenti in questa località, come quelle dette del “Grillo” che alimentano la fontana del palazzo omonimo e l'altra che era nel recinto dell'ex convento di Santa Caterina.
È per tutte queste sorgenti che la porta delle mura Serviane, oggi nella scala interna del palazzo già Antonelli (via IV novembre n. 158) di proprietà della Santa Sede (ora della Banca d'Italia), fu dai romani chiamata “Fontile”.
Sulla via Biberatica, che passava a mezza costa del Quirinale attraverso i Mercati di Traiano, avanzi di case romane private.
La fontana, che si trovava prima sulla via Biberatica, è oggi all'inizio della Salita del Grillo (Largo Magnanapoli) all'angolo della chiesa di Santa Caterina.
Altre due chiese, oramai anch'esse scomparse, insistevano sull'area della Salita del Grillo: S. Salvatore de Divitiis (protettore della fecondità) e Santa Maria Bagnanapoli.
Mentre di S. Salvatore de Divitiis si sa solo che la chiesa si trovava prossima a quella di S. Salvatore de Militiis [4], presso l'orto del monastero di Santa Caterina in Largo Magnanapoli, di quella di Santa Maria Bagnanapoli è risaputo si fosse trovata nell'area della più recente SS. Domenico e Sisto, edificata sotto Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644).
La chiesa (SS. Domenico e Sisto) era contigua ad un antico monastero [5] che fu detto di Santa Maria della Neve e che Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585) aveva riparato e Paolo V (Camillo Borghese - 1605-1621) ingrandito.
Vi furono fatte ricoverare da Pio V (Antonio Michele Ghislieri - 1566-1572) le monache di S. Sisto Vecchio che nel loro monastero soffrivano la malaria causata dallo stagno secolare [6] che si era formato in quella località.
Le suore si allocarono nel nuovo convento dove, sulle rovine dell’antica chiesa di Santa Maria di Bagnanapoli che ebbe a suo tempo il patronato dei Conti ed una compagnia di uomini e donne del terzo ordine di San Domenico che vi si radunava, sorse poi la nuova chiesa [7].
Tra la torre e il fabbricato dell'Ordinariato militare dei Cavalieri di Malta, in quella parte scoperta per la ricognizione dei Mercati Traianei, che sovrasta per poco la salita del Grillo, doveva trovarsi la chiesa di San Abbaciro de Militiis o S. Passera che ha in comune il nome con l'oratorio esistente sulla via Portuense.
Quest’oratorio posseduto, al tempo di Innocenzo I (402-417), da una matrona di nome Teodora, era dedicato a Santa Prassede, ma, quando Teodora trasferì in Roma le reliquie dei martiri alessandrini Ciro e Giovanni, dopo averle deposte nella sua propria casa nella regione di Trastevere, furono da lei collocate nell'oratorio di Santa Passera, da lei stessa costruito, donato poi alla chiesa di Santa Maria in Via Lata che lo possiede tuttora.
L’eponimo "Abbas Ciro” fu poi per idiotismo, corrotto in “Appaciro, Albicino, Appacero, Appassero, Pacero, Pacera e Passera” e così si chiamarono in Roma le chiese dedicate ai due martiri.
Di quest’oratorio di S. Passera è detto in un codice Vallicelliano "che fu nel Foro Traiano nel discendere dal monte Bagnanapoli appresso il monastero di Santa Caterina da Siena in un luogo basso dove si vede una fabbrica con un mezzo cerchio" [8].
Quindi, come si ricordava pure dal rituale di Benedetto, canonico di S. Pietro, l’oratorio era situato “ad militias” e, nel XIV secolo, secondo il catalogo di Torino, apparteneva alle chiese della prima partita ed aveva un clero di quattro chierici e era detta “cappella papale".
Si chiamava in quel tempo “santa Pacera delle milizie”.
Altri la collocarono dove è oggi la gradinata di Magnanapoli perciò, non essendovi tracce, è certo solo che era nella “contrata militiarum” così detta "perché irta di serragli, torri e castelli fortificati dai Colonnesi e dai Conti, che prendevano nel secolo XIII il nome generico di milizie, cui sovrastava la torre omonima".
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[1] ) Nel 1758 viveva un don Filippo del Grillo, addetto alla corte papale, che il Moroni chiama marchese e duca dell’Anguillara che era nel corteo del possesso di Clemente XIII (Carlo Rezzonico - 1758-1769).
[2] ) Preesistente castello merlato che al pari della torre si chiamava "militiae palatium".
[3] ) Una torre di Gilidone di Carbone si trova all’angolo di via delle Tre Cannelle con via IV Novembre (Vedi via delle Tre Cannelle - Trevi).
[4]) Le chiese di San Salvatore in Divitiis e di Sant´Abbaciro sono segnalate da Ferruccio Lombardi ambedue nel semiciclo dei mercati traianei, la prima al piano inferiore e la seconda in quello superiore. (Ferruccio Lombardi, Roma - Le chiese scomparse, Fratelli Palombi editori, 1996)
[5] ) V'è all'esterno dell'attuale chiesa un'epigrafe che rammenta lavori fatti eseguire da una monaca del convento nel 1365 (?).
[6]) Vedi via della Ferratella (Monti).
[7]) Il 1º agosto del 1646 la chiesa fu consacrata dal cardinale Grimaldi.
[8]) Da “Roma nell'età di mezzo” di Pasquale Adinolfi, pag.32 – Edizione Fratelli Rocca – 1882).
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